Il cuore nell’attività fisica

Effetti dell’esercizio acuto a carico del miocardio. Agli inizi degli anni ‘70 fu ipotizzato che l’esercizio fisico ad alta intensità potesse creare delle alterazioni a carico dei mitocondri , indagini successive hanno smentito categoricamente quanto temuto rilevando che la diluita fase di precarico (riempimento ventricolare) e la seguente diminuzione di volume di scarica sistolica fosse compensato da un aumento della frequenza cardiaca rendendo cosi inalterata la gittata sistolica. Per soddisfare l’aumentata richiesta di ossigeno e di substrati energetici il cuore si adegua repentinamente alla modificata omeostasi aumentando la gettata cardiaca anche di 5-6 volte in più rispetto alla situazione di riposo. Essa aumenta in funzione di 2 variabili, la frequenza cardiaca , la gittata sistolica linearmente alla condizione personale del VO2max. Gli elementi che ne possono condizionare il rendimento oltre alle variabili personali quali età,sesso,posture,condizione fisica, sono contrazione della parete addominale (che cosi facendo favorisce il ritorno venoso), capacità di ridistribuzione del flusso sanguigno dai muscoli non impegnati a quelli direttamente coinvolti nell’esercizio, aumento della concentrazione di emoglobina parallelamente al picco dell’esercizio, over-reaching ed ancora agenti esterni quali la temperatura esterna , il grado di umidità, la pressione barometrica ed altro. Nel soggetto sedentario l’adattamento allo sforzo è dato prevalentemente dall’aumento della frequenza cardiaca. La gettata cardiaca è data dal rapporto che c è tra il consumo di O2 e la differenza artero-venosa ovvero tra il consumo di ossigeno e la capacità di estrapolazione dello stesso da parte del sistema vascolare. La distribuzione della gittata cardiaca durante sforzi intensi privilegia , per ragioni metaboliche , i distretti muscolari e più precisamente quelli direttamente coinvolti nello sforzo . Si avrà, pertanto , un flusso ematico con concentrazioni del 85% circa verso i distretti muscolari( a riposo è del 20% circa ) e riduzioni dello stesso a carico del distretto renale e splancnico dal 27% al 25 , del cervello dal 14% al 3% , mentre aumenta la circolazione epidermica( anche se in seguito a sforzi di estrema intensità anche l’epidermide può avere una diminuzione di flusso circolatorio ) e coronarica direttamente proporzionale all’aumento della gettata cardiaca. L’esercizio isotonico dinamico ha rilevato un aumento della capacità dei tessuti di estrapolare l’ossigeno circolante a livello ematico, di contro l’esercizio isometrico ,per l’aumento delle resistenze periferiche ,causate da una eccessiva vasocostrizione, determina un aumento di pressione arteriosa tale da determinarne la pericolosità. L’andamento della frequenza cardiaca durante lo svolgimento di un esercizio fisico è tipico in tutti i soggetti, almeno quando ci si trova al cospetto di soggetti sani .Esso dipende da tanti fattori quali età , sesso , condizionamento fisico, tipo di sport, utilizzo dei distretti corporei, temperatura esterna, umidità dell’aria, distanza dai pasti, stato di salute. In condizioni di normalità si assite ad un innalzamento istantaneo della fc nel giro di 30’’ e una sua stabilizzazione, nel caso di un esercizio ad andamento costante , del 90% della sua fc. Se l’esercizio di tipo rettangolare, cioè senza variazioni di intensità, potremo avere le seguenti fasi: – fase di anticipazione , ovvero un aumento della fc prima ancora di avere iniziato l’esercizio, soprattutto nei soggetti particolarmente emotivi per preparazione del sistema nervoso. – Fase di incremento , in cui vediamo un primo momento di ascesa veloce della fc, ad opera del sistema simpatico e delle catecolamine , per poi assistere ad una sua ascesa più lenta . – Fase di equilibrio o steady state , cioè una fase di plaeau o di stabilità cardiaca se non avvengono variazioni nell’intensità dell’esercizio. – Fase di recupero, ovvero il cuore torna ai suoi ritmi di riposo. Questo è direttamente proporzionale allo stato di intensità e durata con cui si è svolta l’attività. Quindi ad attività di modeste o basse intensità assistiamo ad un ritorno a fc vicine a quelle di base nel giro di 2-3 minuti per arrivare anche a diverse ore nel caso di esercizio massimale e prolungato nel tempo. Negli atleti di buon livello è possibile riscontrare nella fase di riposo o recupero e precisamente al 30’’ ed al 3’ una ipervagotonia da rimbalzo ( marcato calo della fc ed una aritmia sinusale ). Negli sport dinamici si possono evidenziare aumenti

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della fc sino a valori massimali se lo sforzo diventa di tipo anaerobico lattacido. Negli sport di potenza possiamo ,invece, evidenziare, impennate improvvise della fc con altrettanto improvvisi recuperi della fc . Gli sport di tipo misto , ovviamente , avranno le caratteristiche dell’uno e dell’altro.. Il cuore d’atleta è caratterizzato da un marcato aumento della massa e del diametro interno del ventricolo sn ( a cui contribuiscono un aumento della spessore interventricolare e della parete ventricolare posteriore ), da maggiori capacità ossidative ,da una maggiore contrattilità miocardia dovuto ad aumento della sintesi proteica , ad una maggiore captazione di calcio da parte del reticolo sarcoplasmatico ed ad una maggiore presenza di atp,da un maggiore volume telediastolico e conseguente maggiore gettata sistolica. Gli adattamenti fisiologici del cuore sono in stretta relazione con il tipo di attività svolta, cosi avremo un cuore a forma globosa negli atleti di endurance, a forma a cono negli atleti di body building ,ed a forma ovoidale quale forma intermedia alle 2 precedenti e presente nella normalità anatomica.

L’ipertrofia cardiaca conseguente a situazioni di ipertensione arteriosa , a differenza di quanto accade nel training , crea una crescita di fibrobasti ad opera del sistema renina-angiotensina-aldosterone.

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